La mia storia. Il mio blog. I miei ostacoli.

L'inizio: un piccolo sognatore

Sai quei bambini che da piccoli sognano di viaggiare e conoscere persone provenienti da tutto il mondo? Beh, io ero uno di quei bambini. Viaggiare mi è sempre piaciuto e ho sempre saputo dentro di me che un giorno sarei partito, per un'esperienza più o meno breve, per conoscere cose nuove, fare nuove esperienze, che, vivendo sempre e solo in Italia, non avrei potuto fare.
Cosí negli anni mi sono iniziato ad abituare all'idea che una volta finita la mia laurea triennale, sarei partito per l'estero, probabilmente Londra inizialmente, per provare a vivere in un altro Paese, per imparare bene l'Inglese e magari per iniziare a lavorare lí.

L'idea inizialmente mi entusiasmava tanto quanto mi spaventava a morte... al solo pensiero di inziare a vivere con una lingua che non fosse la mia, pensavo che non fossi all'altezza, che non avrei mai raggiunto quel livello, e invece mi ritrovo qui a scrivere questa mia storia al popolo di Internet dopo aver lasciato l'Italia più di 3 anni e mezzo fa.

Se ora vi starete chiedendo se sono sempre stato portato per l'Inglese, la risposta è NO. Ai tempi del liceo odiavo l'inglese e imparavo ogni singola lezione di letteratura inglese a memoria per poter affrontare l'interrogazione. Poi invece mi sono ritrovato subito dopo gli esami di maturità nel 2007 ad andare a Londra per due settimane quella stessa estate per imparare l'inglese, forzato da mia madre (l'accordo era che lei non mi avrebbe costretto a studiarlo mentre ero al liceo, a patto che un'ora dopo la maturità avessi accettato di andare a Londra per impararlo come si deve), e quel viaggio rivoluzionò completamente il mio approccio verso l'Inglese. Poter comunicare e scherzare con un Koreano, un Brasiliano, un Francese, un Americano, un Russo, quando ognuno ha una cultura diversa, abitudini sociali spesso contrastanti con le nostre, un aspetto fisico diverso è una cosa che ho subito considerato fantastica.

Da quel momento ho cercato di tornare in Inghilterra per migliorare il mio inglese ogni volta che ne avevo l'occasione durante gli anni dell'università, riuscendo un anno a trascorrere quasi due mesi durante l'estate da solo a Londra a studiare.

lasciare l'italia: la mia storia   

La partenza per Londra: lasciare l'Italia "per ora"

La mia laurea alla fine venne a luglio 2011, dopo ben 4 anni passati a faticare e soffrire nelle aule di Ingegneria Informatica dell'università di Roma Tre, e dopo un mese di vacanza, il lontano sogno era tutto d'un tratto diventato realtà... Si partiva per Londra!
Non sarei partito da solo, ma con quella che all'epoca era la mia ragazza, persona che a sua volta aveva intenzione di fare un'esperienza in Inghilterra una volta terminata la laurea.
Il 23 settembre 2011 presi un biglietto di sola andata per Londra, e le emozioni che provavo quel giorno erano un mix di euforia e terrore. Il tutto era alimentato dal fatto che non mi stavo solo trasferendo all'estero, ma me ne stavo andando di casa, iniziando quello che consideravo il vero inizio della mia vita come Alessio, scisso dalla mia famiglia.
Abbiamo affittato un'appartamento a Nord di Londra da un agente immobiliare scozzese con un pessimo accento, e non mi scorderò mai il senso di panico che avevo nel momento in cui abbiamo firmato il contratto, dal momento che capivo 2 parole su 8 che ne diceva, che non avevo mai firmato un contratto di affitto in vita mia, in una lingua che non era la mia, con regole e usanze che non conoscevo minimamente.
Una volta superati questi primi ostacoli, ho inziato ad andare a scuola d'inglese, il St. Giles International a Russel Square, dove avevo intenzione di migliorare il mio livello di inglese in generale, prima di iniziare a studiare per ottenere l'IELTS. L'IELTS è un certificato di conoscenza della lingua inglese che ogni persona non madrelingua inglese deve ottenere per poter essere accettato in un'università inglese, o meglio anglosassone. L'intenzione era quella di fare un Master a Londra, così da rendere il mio curriculum più completo.
Dopo circa 3 mesi di scuola, presi l'IELTS e successivamente iniziai a cercare lavoro verso la prima metà di Gennaio 2012.
Cercare lavoro da neolaurato italiano a Londra non è stato affatto semplice, a differenza di quanto molte persone possano pensare, e in quell'occasione ho potuto constatare quanto diversi siano i percorsi formativi italiani paragonati a quelli inglesi. Non potevo credere come ogni persona con cui parlassi mi chiedesse quanta esperienza lavorativa avessi... Ora riflettendoci un attimo su, ma se sei fresco fresco di laurea e a 23 anni hai trascorso la maggior parte della tua vita studiando, come puoi dimostrare di avere esperienza lavorativa?!? Purtroppo la risposta a questa domanda non esiste e la vera realtà è che bisogna sapersi vendere e/o farsi furbo cercando in modo più mirato (intership o stage ad esempio). 
Alla fine di Febbraio finalmente un'azienda mi portò avanti nel processo di assunzione e mi offrì lavoro. L'azienda in questione è Tripleplay Services, un'azienda software specializzata in IPTV, VOD, Digital Signage e Mobile Streaming. Il mio ruolo era quello di Technical Account Executive, ovvero quella persona tecnica che aiutava il reparto vendite a chiudere degli affari e che faceva installazioni e training con i clienti. La bellezza di questo lavoro era nella possibilità di viaggiare principalmente all'interno dell'Inghilterra, ma anche in altri Paesi del mondo. 
Nel frattempo ero stato accettato al Master in Multimedia alla University of Westminster nel programma full-time di un anno. Da marzo fino ad agosto ho lavorato full-time per la mia azienda, per poi passare a part-time per l'intera durata del Master, dopo essere riuscito a convincere i miei capi a lavoro che sarei stato in grado di fare entrambi. 
E fu così che iniziò l'anno più duro della mia vita, anno in cui ogni settimana seguivo le lezioni all'università il Lunedí e Martedí per poi lavorare il resto della settimana, lasciandomi così solo il Sabato e la Domenica per poter studiare e fare i vari progetti che mi erano stati assegnati.
In quel periodo la mia vita sociale era praticamente pari a zero, non avevo un minuto per riposarmi o riprendermi e sicuramente se non avessi avuto una persona accanto a me con cui potermi sfogare e ricaricare, avrei forse mollato dopo neanche qualche mese. In quell'anno tutte le cose negative che Londra potesse offrirmi vennero tutte in superficie e specialmente durante quel periodo pensavo che forse stare all'estero non era quello che volessi in fin dei conti, perchè sentivo che stavo perdendo la persona che ero, le mie abitudine, il mio "stile di vita", così maledettamente difficile da mantenere una volta lasciata l'Italia.
I soldi, la lingua, le persone, il meteo, gli ostacoli universitari e quelli lavorativi, tutti fattori che premevano l'uno contro l'altro, convincendomi che non ero in grado, che mi ero convinto di essere una persona migliore di quella che in realtà fossi. 
La domanda che anche io mi chiedo sempre è: "Come mai allora non sei tornato?" Non lo so bene neanche io, so solo che in quel periodo cercavo di affrontare un giorno alla volta, un problema alla volta, senza farmi domande esistenziali che non ero in grado di rispondere allora. Inoltre, l'esercizio mentale a cui mi sono sempre sottoposto o forzato stava nel non lasciare che il mio cervello ricordasse l'Italia e Roma solo come il paese dei balocchi, il posto in cui avevo famiglia e amici, il posto in cui il cibo, il tempo, le abitudine sociale erano esattamente come le volevo io... ma piuttosto cercavo sempre di bilanciare questi pensieri con la vera, triste realtà italiana di quel momento, ovvero chiedendomi che lavoro avrei ottenuto se fossi tornato, se avrei anche solo trovato lavoro nel mio campo, che possibilità avrei avuto di andare a vivere con la mia fidanzata. Grazie a tale ragionamento riuscivo a rimettere tutto in prospettiva, dicendo tra me e me che quella vita non l'avrei dovuta fare per sempre, ma che era solo un periodo temporaneo, grazie al quale poi sarei stato in grado di scegliere cosa fare del mio futuro, dove vivere e che mi avrebbe dato totale indipendenza economica nei confronti della mia famiglia, cosa che volevo con tutto me stesso a 24 anni. E il tutto ha funzionato, e sono stato ripagato degli sforzi.
Lasciare l'Italia: la mia storia

L'America: un sogno diventato realtà

Dopo circa un anno e mezzo a Londra, mi sono reso conto che quella città non era il posto dove sarei stato in grado di sentirmi felice o realizzato come speravo, non tanto a livello lavorativo, quanto a livello personale e di stile di vita. La gente, le abitudini, il meteo erano così estramemente diversi da me e da quello che ero in Italia, che sentivo di aver perso quella parte di Alessio, quella positiva, solare, spontanea, che tanto adoravo. Per questo motivo, dentro di me e con la mia fidanzata dell'epoca iniziai a pensare dove saremmo potuti essere felici come volevamo, ma con le stesse opportunità, se non migliori, che l'Inghilterra offriva a livello lavorativo.

Il mio ragionamento fu molto razionale, dato che nel momento in cui lasciavo che le emozioni prendessero il sopravvento l'Italia era sempre e comunque la prima scelta (anche se non poteva essere una scelta in realtà), e per questo seguii il seguente processo logico:

  • In quale altro Paese europeo mi piacerebbe vivere, tolta l'Italia e ovviamente l'Inghilterra? Nessuno. Non c'erano Paesi europei che mi attraessero così tanto o che potessero completamente risolvere i miei problemi che avevo in Inghilterra. Inoltre qualsiasi fosse l'altro Paese, avrei dovuto imparare un'altra lingua ex-novo per viverci (spagnolo, francese, tedesco etc.)
  • L'Italia non era una vera e propria scelta dato che la situazione economica era la solita: poche speranze di poter trovare un buon lavoro e fare carriera allo stesso passo dell'Inghilterra o altri Paesi. L'Italia aveva tutto tranne quello che cercavo, un ambiente positivo per poter lanciare la mia carriera come volevo.
  • Tolta l'Europa, non consideravo l'Africa un posto adatto a me, nè tantomeno l'Asia (non so bene perchè).
  • Il tutto lasciava fuori l'Australia, molto affascinante e intrigante, ma lontana, molto lontana e gli Stati Uniti, meno lontani e altrettanto affascinanti. 
Ogni anno, nel mese di Dicembre, la mia azienda a Londra organizzava un pranzo aziendale per celebrare il Natale. In quella giornata, il CEO dell'azienda faceva sempre un resoconto dell'anno quasi concluso, sottolineando i grandi obiettivi per l'anno successivo. Nel discorso del pranzo di Natale del 2012, mio primo anno in quella azienda, Steve (il CEO) comunicò che uno degli obiettivi principali del 2013 sarebbe stato aprire un ufficio full-time in America. In quel momento per me fu come se una lampadina si fosse accesa dentro, e nell'arco di quella giornata, comunicai privatamente a Steve che io sarei stato interessato a trasferirmi eventualmente in America per aiutare l'apertura della sede americana dell'azienda.
Da lì a 6 mesi, mi venne offerto il lavoro in America, dove sarei andato a gestire tutto il settore tecnico dell'azienda americana, supportando uno dei direttori commerciali dell'azienda, che si sarebbe trasferito con me dall'Inghilterra.
E così, dopo aver finito il mio Master a Ottobre del 2013, inizia a lavorare sul territorio americano da novembre, inizialmente volando in America solo per alcuni progetti fino alla fine di Dicembre, per poi trasferirmi permanentemente a Boston, città dove l'azienda aveva deciso di posizionare il proprio ufficio, a Gennaio 2014.

E fu così che iniziò la mia Avventura Americana.

 

 

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